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Com’è approdato lo standard CyberTracker in Europa e il Tracking/Tracciamento nel XXI secolo


Da alcuni anni il monitoraggio non invasivo attraverso le tracce e i segni lasciati dalla fauna in Spagna è riapparso con forza tra naturalisti, appassionati e professionisti della conservazione; però a cosa si deve questa rinascita?

La risposta la troviamo a Doñana, modellata da immense coste arenali e la singolare palude del Guadalquivir. Un complesso di 350.000 ettari di substrato ottimo per il registro delle impronte, il cui centro vitale è il Parco Nazionale di Doñana. In questo Parco, alcuni agenti ambientali e guide naturalistiche, sono riusciti a conservare un patrimonio immateriale quasi estinto nell’Europa del XXI secolo: il tracciamento (inteso come monitoraggio non invasivo della fauna attraverso il riconoscimento di tracce e segni dei singoli soggetti).



Premessa


I primi documenti che si riferiscono al Tracking-Tracciamento (Rastreo in lingua spagnola) a Doñana si incontrano negli archivi municipali del comune di Almonte (Andalusia - Spagna) e risalgono al XV secolo. Questi si riferiscono a relazioni commerciali tra los ricoveros (2) e i rastreadores (coloro che seguono l’animale attraverso le loro tracce e segni). In epoche più recenti il Rastreo in Andalusia appare documentato nel libro “La Spagna inesplorata” (a), dove Abel Chapman e Walter J. Buck scrivono nel capitolo V quanto segue: «Ci proponiamo di scrivere qui il sistema di Rastreo come si pratica in Andalusia con una tale abilità che li eguaglia tra i migliori pellerossa americani, e che solo viene superata, secondo la nostra esperienza, per i selvaggi Somali e Wandorobo dell’Africa dell’est». Chapman aveva informazioni sul Rastreo praticato a Doñana dal 1872, e la sua prima esperienza con i rastreadores a Doñana risale al 1892.


Dall’epoca di Chapman fino alla creazione della Riserva Biologica nel 1964, essere guardaparco era considerata una professione ereditata o trasmessa da padre a figlio. A quei tempi, avere il privilegio di essere un guardaparco ti garantiva il futuro, sia nel lato positivo come guardaparco che, in quello negativo, come bracconiere. Le tecniche, i trucchi e le conoscenze in materia di rastreo si custodivano gelosamente, come se si trattasse di un tesoro immateriale. Fino ad allora questo sapere era legato solamente alla caccia, concretamente per la caccia alla posta al cervo. I guardiani delle diverse tenute monitoravano (e inseguivano) i cervi affinché i proprietari e i suoi invitati potessero avere buoni trofei.

A metà degli anni sessanta l’antico Coto Doñana (Parco Nazionale di Doñana) viene dotato di recinzioni e si assistette ad una svolta: l’uso del rastreo e dei guardaparco come aiutanti nella ricerca sul campo. Il rastreo si converte, perciò, nel principale metodo di ricerca d’informazioni a Doñana. Josè Antonio Valverde, primo direttore della Riserva Biologica, lo fece diventare punto di forza nello studio dei mammiferi a Doñana e descrisse in uno dei suoi libri (b) ciò che segue: «In alcune zone arenose, e Doñana è ideale per questo, è possibile trovare molte informazioni sull’alimentazione dei mammiferi seguendo le impronte. Ci siamo avvalsi di questo metodo per quanto riguarda la lince pardina (Lynx pardinus) e la mangusta (Herpestes ichneumon). E’ facile vedere le impronte di conigli, della lince e del luogo dove questa saltò per catturare la sua preda, se si ha sufficiente esperienza, e i guardaparco di Doñana ne hanno. Questo procedimento informa anche su alcuni aspetti, come l’estensione del territorio di caccia, i procedimenti di cattura e il modo di vivere dell’animale».


Un secondo punto d’inflessione si ha durante gli anni 70 quando la professione ereditata diventa una professione guadagnata a seguito di un concorso (quindi per poterla professare si è obbligati a seguire un’idonea preparazione sostenendo degli esami). Le norme e gli esperti cambiarono, pero le condizioni del terreno seguono restando favorevoli ai metodi del rastreo. Dopo la Legge di Doñana del 1978, i nuovi guardaparco statali non tardarono a riconoscere il rastreo come uno strumento basico in questo terreno.


Tuttavia, negli anni 80 si produce un cambiamento professionale e generazionale che, unito allo sviluppo tecnologico degli anni 90, fa sì che il rastreo rimanga in uno stato latente. Ogni volta era minore il numero delle persone che possedevano queste conoscenze. Le vecchie guardie o andavano in pensione oppure non erano prese in considerazione le proprie conoscenze nelle nuove ricerche di monitoraggio. Si iniziò a incorporare tecnici faunistici nei progetti di ricerca, nello stesso momento che si iniziarono a utilizzare nuovi metodi di raccolta di dati come il radiotracking (3). Tutto ciò ha lasciato il rastreo in secondo piano, nel dimenticatoio.



Attualità


Questa era la situazione a Doñana, e in Spagna in generale, alla fine del XX secolo. Tuttavia, a 12.000 km di distanza, il sudafricano Louis Liebenberg pubblica “The art of Tracking: the origin of science” (c), dopo dieci anni di investigazione tra i cacciatori del Kalahari. La sua tesi principale è stata di considerare il tracciamento (monitoraggio) come un passo cruciale nell’evoluzione degli ominidi. Le sue pubblicazioni giunsero nelle mani di Trevor Jordan il proprietario di Thornybush (4). Nel 1994 Trevor contattò Louis con il proposito di valutare la capacità e il livello dei Tracciatori (Trackers) che lavorano nella sua tenuta. La funzione di questi tracciatori professionali è quella di localizzare leopardi e leoni per mostrarli ai turisti. Si tratta soprattutto di tracciatori Shaangaan, e tra loro ne spicca uno, Wilson Masia (5). Prima che Wilson fosse esaminato da Louis, tracciò un cerchio nel terreno con il suo bastone e domandò a Louis a chi appartenesse l’impronta dentro il cerchio. Così cominciarono i primi Esami CyberTracker.

Nel 1996 Louis contattò Justin Stevenson, un giovane studente di informatica della Città del Capo. Gli propose di creare un software che fosse intuitivo, facile da maneggiare tanto da essere usato anche da gente che non sapesse leggere (6). In pochi anni Justin creò il primo prototipo del Software CyberTracker, installandolo in un PDA munito di GPS (7). Nasce così CyberTracker Conservation, una ONG che promuove il tracciamento e l’uso di nuove tecnologie per la conservazione della biodiversità.


La mia relazione con CyberTracker inizia nel 2004, dopo una visita che realizzò il direttore dei Parchi Nazionali del Sudafrica a Doñana. Dopo una giornata trascorsa ad osservare uccelli e interpretare impronte, Mr Mabuto mi suggerì che avrei dovuto conoscere i tracciatori Shanganna del Kruger e i Khoi-San del Kalahari. Accettai l’invito e andai nel suo ufficio a Pretoria tre mesi dopo la sua visita a Doñana. Mi aveva organizzato un’intensa estate di lavoro nel Kruger e nel Kalahari. In entrambi i parchi stavano utilizzando CyberTracker e loro mi misero in contatto con Louis (8).

Nel luglio del 2010 e dopo un lungo Esame, la commissione di CyberTracker mi nomina come Esaminatore Iniziale di CyberTracker per la Penisola Iberica. Si decide che il centro iniziale per gli Esami fosse Doñana, per le sue speciali caratteristiche edafiche, la sua fauna e per il suo alto livello di protezione. Tutto questo convertì Doñana in un luogo ottimo per lo sviluppo del nuovo standard europeo. In questo centro e per la durata di 3 anni si è proceduto con l’adattamento del metodo d’esame sudafricano alle caratteristiche proprie del Paese. Così da passare da un’iniziale esame definito “Kudu” (relativo al periodo di adattamento) all’esame “Leopard” nell’ottobre 2014 in occasione del primo incontro internazionale in Europa di Tracks&Signs con la presenza dell’esperto Adriaan Louw (uno dei responsabili del mantenimento degli standard di certificazione, facente parte della commissione per lo standard CyberTracker. La commissione è composta da Louis Liebenberg, e successivamente da Wilson Masia, Juan Pinto, Adriaan Louw e Mark Elbroch) e di diversi trackers internazionali.

Gli esami sono semplici ma intensi. Solitamente durano da due a tre giorni e il metodo è lo stesso che iniziò Wilson Masia nel 1994. L’esaminatore seleziona un’impronta, la circonda con un cerchio e gli aspiranti si avvicinano ad osservarla in silenzio, uno per uno. Quando il candidato ha la risposta la comunica all’esaminatore, il quale assegna punteggi differenti a seconda della difficoltà dell’impronta. Quando tutti hanno concluso il turno, l’esaminatore spiega le differenze e le caratteristiche di ciascuna impronta, argomentando e dialogando con il gruppo, chiarendo dubbi ed errori. Questo ciclo termina quando si arriva a un numero di 50 impronte. L’obbiettivo principale dell’Esame è formare, e secondariamente è determinare il livello degli aspiranti.


In USA sono più di 115 le scuole naturalistiche che offrono attività di tracciamento, in Sudafrica sono circa 30 e in Europa il tracciamento è appena iniziato (Spagna, Italia, Regno Unito, Olanda, Germania e Romania).


Fino alla data odierna si sono realizzati 11 esami in Spagna con 35 tracciatori certificati in diversi livelli 1, 2 e 3, di cui uno specialista in riconoscimento impronte e segni.

Ben due incontri internazionali di Tracks&Signs, presso il Parco Nazionale di Doñana, che ha visto la partecipazione di diversi Trackers internazionali (sudafricani, italiani, olandesi, tedeschi, francesi e inglesi) oltre ovviamente a molti spagnoli.

Si è sostenuto, in occasione del primo incontro internazionale di Tracks&Signs in Europa, il primo esame di trailing da parte di Adriaan Louw ed ha permesso di certificare in trailing 3 persone tra i livelli 1 e 2.

Tra gli esaminati sono stati certificati come formatori Tacks&Signs, che seguono lo standard CyberTracker : Javier Vazquez dr. Vet in fauna selvatica, Luisa Abenza tecnico forestale, Toni Romani dr in Biologia animale e gestione della fauna.


L’unico Tracks&Signs Specialist Evaluator in Europa rimango io, J.M. Galán.


Il tracciamento è stato utilizzato anche in Europa per diversi studi scientifici di monitoraggio della fauna autoctona e alloctona (9) e sulla standardizzazione delle misure delle impronte di lince pardina (Lynx pardinus) tra maschi e femmine (10).


Gli obiettivi che ci prefiggiamo sono quello di istituire uno standard CyberTracker Europa, insieme ai formatori rappresentanti dei diversi stati Europei, e che il suo utilizzo venga ampliato nelle ricerche scientifiche.


Fare del tracciamento un’attività vicina e accessibile a tutti è l’obiettivo del metodo CyberTracker.


Per maggiori informazioni sui corsi ed esami in Italia potrete consultare www.kokulandela.it, la pagina Facebook “CyberTracker Italia” oppure scrivendoci a kokulandela@gmail.com.

Testo – José M.a Galán

Traduzione e adattamento – Carmelinda Giannone

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(a) A.Chapman & Walter J. Buck; 1910. La España Inexplorada. Londra

(b) J.A. Valverde;1968. Estructura de una comunidad de vertebrados terrestres. CSIC Madrid

(c) L. Liebenberg; 1990. The Art of Tracking: The Origing of Science. David Philips. Cape Town.

(1) Guida e interprete del Parco Nazionale di Doñana e unico Esaminatore iniziale di Tracks&Signs dello standard CyberTracker per la Penisola Iberica.

(2) Persona che si dedicava alla recova, cioè alla compra di uova, pelli, carni e altri prodotti del bosco, con il fine di rivenderle nei paesi e nelle città.

(3) Inseguimento (monitoraggio) di animali utilizzando le radiofrequenze.

(4) Riserva privata vicino al Parco Nazionale Kruger. Questa riserva è pioniera in Luxury Lodge, dedicata all’Ecoturismo di alto livello.

(5) Wilson Masia fu il primo Master Tracker riconosciuto da CyberTracker. Durante la guerra civile in Mozambico attraversava a piedi il Kruger, conducendo esiliati e rifugiati dal Mozambico al Sudafrica, una traversata di 400 km tra bufali, elefanti, rinoceronti e leoni.

(6) Il proposito iniziale era incorporare nuove tecnologie alle conoscenze ancestrali dei cacciatori raccoglitori con il fine di adattarli alle nuove professioni emergenti in Africa, come ad esempio l’ecoturismo, aiutanti in ricerche, Rangers di Parchi nazionali, etc.

(7) Questa idea fu riconosciuta nel 1998, essendogli assegnato il premio Rolex. L’Unione Europea apportò fondi per lo sviluppo e miglioramento del software. Da allora sono state realizzate più di 30.000 download gratuiti, usati in più di 700 progetti di conservazione.

(8) Questa fu la prima delle sei visite che ho fatto in Sudafrica, l’ultima nel 2012 per l’inaugurazione del Tracker Institute di Thornybush.

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