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Il ruolo della corsa e della camminata nell’evoluzione dell’uomo

Il bipedalismo è un comportamento chiave presente negli ominidi che probabilmente si é originato dopo la divergenza della linea evolutiva umana da quella degli scimpanzé. Sebbene le andature bipedi includano camminare e correre, generalmente si considera che la corsa non abbia giocato un ruolo importante nell'evoluzione umana perché gli umani, come le scimmie atropomorfe, non hanno molto sprint rispetto alla maggior parte dei quadrupedi. Bramble e Lieberman (2004) valutano nell’articolo pubblicato su Nature, quanto l’uomo abbia successo in una corsa sostenuta nella lunga distanza rispetto allo sprint; vengono inoltre riesaminate le basi fisiologiche e anatomiche nella capacità di resistenza durante la corsa sia nell'uomo che in altri mammiferi. Giudicando i diversi criteri, gli umani si comportano estremamente bene durante la corsa nella lunga distanza, grazie a diverse caratteristiche, molte delle quali sono da ricercare nello scheletro. Le prove fossili di queste caratteristiche suggeriscono che la resistenza nella corsa è una capacità derivata del genere Homo, originata circa 2 milioni di anni fa, e potrebbe essere stata fondamentale nell'evoluzione della forma del corpo umano.

C’é stato bisogno di una specializzazione muscoloscheletrica nel bipedalismo e questo comporta un dispendio energetico differente rispetto al quadrupedalismo. Durante la corsa, i muscoli e tendini delle gambe immagazzinano energia in maniera sequenziale e perció rilasciano quella derivata dallo sforzo durante la fase di appoggio del ciclo stesso dell’andatura.

Un altro fattore da considerare é come sia evoluto lo scheletro dell’uomo dato che la corsa di resistenza richiede uno stress maggiore rispetto alla camminata: lo shock prodotto dalla corsa oltre ad agire sulle gambe, passa lungo la spina dorsale raggiungendo la testa; l’uomo é in grado di ridurre questi stress soprattutto dissipando l’energia attraverso le ossa e le giunture.

Da considerare, inoltre, é la dissipazione del calore: l’uomo, rispetto agli altri mammiferi, é in grado di abbassare la propria temperatura attraverso la sudorazione tramite una moltitudine di ghiandole esocrine per evaporazione; inoltre ha il corpo ricoperto da pochi peli ed una particolare circolazione venosa craniale che, insieme ad altri fattori sono vantaggiosi in termini di termoregolazione.


Le ipotesi evolutive sono differenti sul ruolo della corsa nell’evoluzione dell’uomo; putroppo le evidenze fossili sono inadeguate per evidenziare un preciso momento in cui abbia avuto inizio: tuttavia diversi autori suggeriscono che sia stato giá presente nei primi Homo erectus. Piú importante di una datazione é comprendere il motivo per cui la corsa sia cruciale nel genere Homo oppure se sia il risultato dell’evoluzione della camminata. L’evoluzione dell’uomo in ambienti aridi e senza copertura arborea (che gli potrebbe offrire riparo) ha permesso l’evoluzione del genere Homo con gambe lunghe e grosse, vertebre importanti, anche strette e busti ridotti: queste funzioni sono state fondamentali per rendere possibile la corsa nell’uomo.


Oggi la corsa di resistenza ha solo un ruolo ricreativo e per il mantenimento fisico, ma le sue radici possono essere antiche quanto l‘uomo e il suo significato é un fattore che contribuisce ulteriormente alla nostra evoluzione.

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