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La paura verso l’uomo influenza il comportamento di caccia dei grandi carnivori


L’uomo ha assunto ormai nel mondo il ruolo di “super predatore” nei confronti delle popolazioni animali, uccidendo i carnivori terrestri ad un ritmo 9 volte superiore a quello dei loro rispettivi predatori naturali e determinando un cambiamento delle dinamiche ecologiche. Oltre all’uccisione diretta l’uomo influenza il comportamento di caccia e utilizzo dello spazio dei carnivori. La paura dell’uomo è infatti un fenomeno che interessa diversi predatori. In uno studio condotto da Suraci et al. (2016) è stato dimostrato che il cambiamento del comportamento di caccia di un predatore che ha paura di essere predato influisce sulle sue prede che, a loro volta, muteranno il loro ruolo di predatori. Si innesca così un meccanismo a cascata che coinvolge tutta la catena trofica. Questo meccanismo può essere innescato anche dall’uomo che alcuni studi (Clinchy et al. 2016, Dorresteijnet al. 2015) hanno dimostrato non essere semplicemente percepito come elemento di disturbo, ma essere visto come una potenziale minaccia, un predatore. In uno studio pubblicato nel 2015, Smith et al. hanno osservato come all’interno delle aree residenziali e maggiormente frequentate dall’uomo delle montagne di Santa Cruz, in California Centrale, i puma avessero modificato il proprio comportamento di caccia: il tempo impiegato nei siti di caccia si era ridotto, ma la frequenza delle predazioni risultava aumentata. Un’ ipotesi per spiegare questo aumento in termini quantitativi delle uccisioni può risiedere nell’alterazione delle popolazioni di prede che, vivendo in un ambiente dominato dall’uomo, possono essere più vulnerabili o disponibili. D’altronde se la riduzione del tempo impiegato per alimentarsi di una preda è indotto dalla paura dell’uomo l’aumento della frequenza di predazione si può verificare come conseguente necessità di ottenere maggiore energia, compensando quella persa per il singolo evento di predazione. Per capire se e come la paura dell’uomo potesse incidere sul comportamento di caccia del puma, nel 2017 è stata sperimentalmente testata la risposta comportamentale di questo carnivoro in risposta alla presenza dell’uomo, ricreando quest’ultima grazie ad una registrazione sonora di vocalizzazioni umane emessa in presenza del puma nelle aree da lui adibite alla caccia. In contrapposizione alla registrazione di un suono riferibile al predatore uomo, è stata utilizzata anche una registrazione di un suono non attribuibile a un predatore del puma, come forma di controllo del test, esponendo il predatore anche alle vocalizzazioni registrate di una rana. Questo studio ha permesso di confermare che non solo la paura dell’uomo influenza le abitudini di predazione del puma ma che è proprio questa la causa che determina un aumento della frequenza di predazioni e che l’aumentata disponibilità delle prede in un ambiente antropizzato è un fattore secondario. Inoltre è stata dimostrata la riduzione del tempo impiegato per il singolo atto predatorio conseguentemente alla percepita presenza dell’uomo. Non è poi da tralasciare il fatto che non sia necessario un segnale diretto della presenza umana (come le vocalizzazioni) per indurre paura nel puma, ma anche segnali indiretti della presenza dell’uomo sono in grado di far percepire al carnivoro il rischio di una potenziale minaccia che, inevitabilmente, ne influenza il comportamento. La paura dell’uomo può quindi indurre importanti cambiamenti nel modo in cui i carnivori predano e conseguentemente il loro ruolo ecologico cambia, innescando un complesso effetto a cascata nei rapporti tra prede e predatori. Lo studio delle tracce e dei segni della fauna deve quindi tenere conto non solo dell’etologia della specie in esame e dei rapporti che quest ultima contrae con altre specie all’interno di un contesto ecologico, ma deve altresì tenere conto dei profondi mutamenti comportamentali che possono essere indotti dalla presenza dell’uomo.

Per approfondire:

Clinchy M, Zanette LY, Roberts D, Suraci JP, Buesching CD, Newman C, Macdonald DW. (2016) Fear of the human ‘super predator’ far exceeds the fear of large carnivores in a model mesocarnivore. Behavioral Ecology

Dorresteijn I, Schultner J, Nimmo DG, Fischer J, Hanspach J, Kuemmerle T, Kehoe L, Ritchie EG. (2015) Incorporating anthropogenic effects into trophic ecology: predator–prey interactions in a human dominated landscape. Proceedings B Royal Society

Smith JA, Wang Y, Wilmers CC. (2015) Top carnivores increase their kill rates on prey as a response to human-induced fear. Proceedings B Royal Society

Smith JA, Suraci JP, Clinchy M, Crawford A, Roberts D, Zanette LY, Wilmers CC. (2017) Fear of the human ‘super predator’ reduces feeding time in large carnivores. Proceedings B Royal Society

Suraci JP, Clinchy M, Dill LM, Roberts D, Zanette LY. (2016) Fear of large carnivores causes a trophic cascade. Nature Communications

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