Il tracker come investigatore di una 'scena del crimine'!
Quante impronte in circa un metro quadrato di sabbia dunale?
Per riuscire a ricostruire le attività svolte da un animale, le specifiche azioni e i movimenti devono essere visti ed interpretati nel contesto ambientale e temporale specifico in cui vive l’animale. Dove per esempio un animale si muove in una direzione specifica con un’andatura costante o seguendo una strada più facile perché già delimitata da un sentiero e si conosce che, per esempio, più avanti c’è una pozza, si può predire che l’animale stava probabilmente raggiungendo quel punto di abbeverata. Le relazioni che l’animale ha poi con gli altri animali influenza le sue azioni e reazioni. Se un animale che cammina o trotta ad un certo punto si ferma per guardare verso qualcosa, questo sarà indicato dalle impronte: la pista ad un certo punto si interrompe e le impronte sono direzionate verso quello che aveva catturato l’attenzione dell’animale.
Le tracce possono anche rivelare, dove un predatore si è fermato a spiare la sua preda e dove, improvvisamente, si è avventato su di lei. La preda potrebbe essere caduta su degli arbusti e si potrebbero trovare i suoi resti ossei, circondati dai segni dei suoi ultimi sforzi, seguiti dai segni dell’alimentarsi del predatore ed anche dell’arrivo in scena di animali spazzini saprofagi. A volte le tracce possono essere nascoste o difficili da vedere, per cui il tracker può solo avere un’idea incompleta e la ricostruzione delle attività svolte dall’animale può basarsi su ipotesi creative. Se poi vengono raccolte nuove informazioni dal processo di tracking, le ipotesi possono essere riviste e sostituite da altre. Una dettagliata conoscenza delle abitudini di quella determinata specie e dell’habitat in cui vive, insieme alle tracce che si osservano, possono consentire al tracker di ricostruire da una “scena del crimine” ciò che effettivamente è successo!
Per approfondimenti:
Louis Liebenberg (1990) Capitolo Part One: The Basics of Tracking - Spoor interpretation in: A field guide to the animal tracks of southern Africa. David Philip Publishers. Pag 36-37